le graduatorie



 

Si parla continuamente di riforma della scuola; la scuola è vecchia, la scuola è nuova, i ragazzi non imparano, i ragazzi si annoiano. Un problema fondamentale per una scuola funzionante è quello del reclutamento dei docenti.

l'attività di ricerca universitaria non viene adeguatamente valutata nei punteggi e nelle graduatorie, al contrario dei "corsi di aggiornamento" dal valore piuttosto dubbio

Quest'estate, agli esami di stato, ho conosciuto una collega di italiano di cui quasi mi sono innamorato. Una preparazione eccezionale, una capacità che mai avevo visto di guidare i ragazzi negli impervi sentieri dell'italianistica. Ascoltare come correggeva i temi era affascinante, sembrava di leggere il commento continuo a piè di pagina delle edizioni critiche . Oltre all'attività di insegnante, lavorava all'università, immagino con risultati brillantissimi, ma, a scuola, essendo (sic!) troppo giovane (aveva poco più di 30 anni) era ed ancora ha un contratto a tempo determinato.

Ricordando questa bella persona mi è venuto in mente - riflessione quanto mai attuale in un momento in cui si parla tanto di riqualificazione della scuola - che l'attività di ricerca universitaria praticamante non viene valutata ai fini del punteggio e quindi, per esempio, dell'immissione in ruolo. Un dottorato, per esempio, vale meno di pochi anni di anzianità. Credo che basterebbe valutare adeguatamente il curriculum universitario per cambiare radicalmente la scuola, per svecchiarla e qualificarla; sono molto scettico, invece, sui corsi di aggiornamento che tanto piacciono al ministero. Nei bei tempi andati ho tenuto qualcuno di questi corsi. Gli insegnanti partecipavano stufi e annoiati - forse ero noioso io, ma temo che il motivo era che avevano partecipato al corso solo per agguantare qualche punto.

Il discorso che faccio non vale solamente per il lavoro universitario, ma anche per esempio per la libera professione. Ho conosciuto - nei professionali - molti colleghi che erano stati liberi professionisti, e non solo erano persone piacevolissime, ma credo anche - le materie, come grafica, ingegneria che insegnano mi sono del tutto oscure - eccellenti didatti.

Valutare l'attività di lavoro - scientifico o professionale - non ha tanto lo scopo di formare professori più preparati - da quel che ho potuto vedere i professori sono molto preparati, in media, e capaci e solerti - quanto di aprire la mente di chi lavora nel mondo della scuola. Il mondo esterno non entra nella scuola, ma in genere la scuola non esce nel mondo esterno, se non con iniziative spesso assia dubbie.

 

 

 


ripetere un anno

Per i ragazzi, ripetere un anno sembra una tragedia. Dopo un po' si accorgono che - a parte che per quei ragazzi, purtroppo numerosi, che hanno un rifiuto per la scuola in sé - la bocciatura è sempre conseguenza di una immaturità. I ragazzi non crescono tutti nello stesso tempo e allo stesso tempo, e taluni si trovano a essere più "piccoli" del resto della classe. Darsi un po' di tempo significa riallinearsi con la media della classe.
Detto questo, un intero anno può essere un onere troppo gravoso. Forse, se gli anni scolastici fossero semestrali, con uno scrutinio a metà anno, e conseguente bocciatura, la bocciatura sarebbe un fatto meno tragico. Inoltre, se la mia ipotesi che la bocciatura è indicatrice di immaturità in un dato momento, se invece di annualità avessimo semestri questo modulerebbe meglio i corsi sulla velocità di maturazione dei ragazzi.
Ovviamente ci sarebbero delle difficoltà nell'incastrare i due semestri (quadrimestri) tra le vacanze di natale - che dovrebbero essere più lunghe - e le vacanza estive - che dovrebbero essere più corte - e si avrebbe un notevole aggravio per la scuola che dovrebbe svolgere due volte l'anno gli adempimenti di fine anno - ma con un po' di organizzazione credo che si avrebbe un notevole vantaggio didattico.