Questa pagina del blog è rivolta particolarmente ai ragazzi. Tento di spiegare come ci regoliamo nella valutazione. Abbiamo dei criteri, non andiamo a simpatie! Certo, siamo esseri umani, io per esempio tengo sempre conto non dell'opinione dell'alunno, ma della classe - non si chiede all'oste se il vino è buono - ma credo che molte delle lamentele siano dovute a incomprensione del metodo del nostro lavoro - poi ci stanno quelli che ci marciano.

Un ragazzino l'altro giorno si lamentava che agli esami di stato alcuni, che avevano avuto risultati brillanti per tutti e cinque gli anni, erano usciti con 70/100. E' un problema tipico dei ragazzi, che non si rendono conto che vengono valutati i risultati, e non l'impegno. Se uno studia cinque minuti e ottiene risultati brillanti, perché non deve essere premiato? E se uno studia e studia, e non raggiunge i risultati richiesti, perché mettergli un buon voto? Il fatto che agli esami di stato ragazzi che nel corso dell'anno hanno ottenuto risultati brillati hanno poi un esito deludente dipende certo dal fatto che le prove scritte dipendono in parte dalla fortuna, ma soprattutto dal fatto che a scuola, nel corso dell'anno, (sbagliando) si tende a sopravvalutare l'impegno rispetto al risultato, mentre agli esami i membri esterni possono valutare - non conoscendo i ragazzi - solo il risultato.
I ragazzi, sempre perché non si rendono conto che vengono valutati i risultati e non l'impegno, spesso ritengono di essere oggetto di discriminazioni: "quello ha preso più di me e ha studiato di meno". 
 

I ragazzi, nonostante quello che pensano molti adulti, hanno un senso della giustizia molto elevato. Preferiscono prendere un brutto voto piuttosto che subire una disparità con i compagni. Non si rendono conto, tuttavia, che essere giusti è un problema delicato, che richiede una approfondita comprensione della situazione di cui ci si sta occupando.

Un problema tipico dei ragazzi è che confrontano i voti tra i compagni, e li trovano sempre diseguali e sospettano simpatie e antipatie - spesso sono artifici dialettici, cioè ci "marciano" - ma si tratta semplicemente del fatto che vedono solo i voti più alti e non quelli più bassi. Guardare sia i pro sia i contro è alla base della scienza e di una visione equilibrata. Le scimmie, loro, vedono solo quello che vogliono vedere.
Altra frase tipica è "ma ho detto tutto e mi ha dato un'insufficienza". Anche qui la frase dipende dal fatto che si ricordano solo le risposte giuste, e non quelle sbagliate o quelle mancanti. Ancora una volta si dimentica di valutare, oltre ai pro, anche i contro.

Devo dire, tuttavia, che, se la vittima dell'interrogazione sospetta sempre ingiustizie e arbitri, i compagni, che sono più distaccati, sono invece spesso ottimi giudici.


I ragazzi che vanno bene a scuola restano molto demoralizzati quando prendono un'insufficienza; il voto è sulla verifica, non sulla persona.

Spesso i ragazzi che abitualmente prendono tutti 7 e 8 si stupiscono quando prendono un'insufficienza. Una défaillance può capitare a tutti, ma soprattutto, non si rendono conto che viene valutata la prova - verifica o interrogazione - e non la persona. Al Padreterno - se mai esiste - il compito di giudicare le persone, agli uomini, e in particolare i professori, solo gli atti.